La Cuvée 744 è “il miglior assemblaggio possibile” a partire dalla vendemmia 2016. Infatti, la Cuvée 744, così come tutte le 7xx che l’hanno preceduta, come oramai ben sappiamo e come ho avuto modo di approfondire nel libro La Mia Champagne, conserva intatte la propria identità e tutte le sue sfumature, ma senza inseguire l’estrema regolarità della media dei sans année (“pourquoi viser la moyenne quand on peut réaliser l’excellence?” si dissero a tal proposito Jean-Hervé e Laurent). Anzi, i fratelli Chiquet sono stati i primi a introdurre questo concetto di sans année legato all’annata base e oggi nomi della massima importanza hanno sposato questo modo di vedere il non millesimato. La 2016 è stata una buona annata, comunque, molto più fresca della 2015 (e forse perfino superiore: credo che la 2015 sia stata eccessivamente sopravvalutata) e per molti superiore alla simile 2014, sebbene i pareri tra gli champenois siano decisamente contrastanti a proposito del suo valore. I fratelli Chiquet, grazie anche al fatto che non hanno vendemmiato in maniera continuativa dal 19 settembre al 6 ottobre, al fine di raccogliere sempre alla maturità ottimale, sono tra quelli soddisfatti, visto che al termine della vendemmia 2016 hanno dichiarato “raisins mûrs et parfaitement sains et les vins sont aromatiques et goûteux avec une mention particulière pour le Pinot noir, très réussi”. Così, per l’assemblaggio, hanno scelto il 55% di uve di Aÿ, Dizy e Hautvillers, tra Pinot Noir e Meunier, e il resto, quindi il 45% di Chardonnay, è di Avize e Oiry. Dalla Cuvée 740 in poi, i fratelli Chiquet hanno smesso di dichiarare l’assemblaggio esatto al fine di privilegiare la provenienza territoriale delle uve, ma lo trovate comunque pubblicato in quanto l’ho ‘estorto’ a Jean-Hervé, così come la quantità di vins de réserve: neanche questa è più dichiarata, ma posso rivelarvi che è pari a circa il 30% e questi vini, sempre dalla Cuvée 740 in poi, sono costituiti esclusivamente da assemblaggi della Cuvée 7xx precedenti.
Di Cuvée 744 sono state tirate 244.350 bottiglie, 9.905 magnum e 300 jéroboam, che, dopo tre anni sui lieviti, sono state dosate a 0,75 g/l, il dosaggio più basso mai fatto da Jacquesson, se si escludono ovviamente i rari pas dosé visti finora.
35% Pinot Noir, 45% Chardonnay, 20% Meunier
dég. nov. 2020 – Olfatto molto fresco e non meno ricco, nel quale l’iniziale nota burrosa vira decisamente verso la panificazione (mollica di pane, con la sua vena acidula) e gli agrumi in foglia che, insieme alle erbe aromatiche, esaltano la sensazione di freschezza, mentre il frutto, con i richiami alla prugna gialla e alla pesca bianca, completano un naso che è integro e tremendamente invitante. E non meno affascinante. La bocca può dare sensazione di vinosità solo perché ha una bollicina molto sottile, ma va oltre il vino per esaltare l’identità di Jacquesson. Non va inseguita sui riconoscimenti, la bocca, ma mette in campo tutta una serie di belle sensazioni: la succosità del frutto e la tensione minerale, la freschezza dell’annata e la concentrazione della materia (frutto e acidità insieme), l’energia della distensione e la sapidità del finale, asciutto il giusto, intrigante sulla chiusura di chinotto. Forse la migliore 7xx al debutto, credo superiore alla 740, quantomeno in termini di piacevolezza… Senza contare le enormi prospettive di evoluzione.
Voto: 94(97)/100
Prezzo:
£ 82,00 IVA 22% incl.
tipo: | spumante |
cantina: | JACQUESSON & FILS |
vitigno: | 9% Pinot Noir, 53% Chardonnay, 18% Pinot Meuner; |
capacità: | 0.75 LT |
nazione: | Francia |
regione: | Grand Est |
provincia: | Marna |
luogo: | Dizy |
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